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Relazione del Presidente Alberto Ricci all'assemblea di Confindustria Livorno del 7 luglio 2014

 

Autorità, Signori Ospiti, Cari Amici e Colleghi,

 

Vi ringrazio per essere intervenuti alla nostra Assemblea Generale.

 

 

Un ringraziamento particolare al Vice Ministro Nencini, al Presidente e Amministratore Delegato di Logistica Toscana 'Ing. Giovanni Battista Bonadio, ai Sindaci neo eletti ed ai vertici delle Autorità Portuali di Livorno e Piombino.

 

 

Il 2013 si conferma un anno ancora pesante per il manifatturiero provinciale. I risultati dell’indagine condotta da Unioncamere Toscana e dalla Confindustria Toscana sul comparto, sono particolarmente preoccupanti con riferimento agli ordinativi, che si fermano complessivamente a meno 8,8%, nonostante i positivi risultati del fronte estero, +6,5%.

 

 

Il tema dell’accesso al credito continua a rappresentare una delle principali difficoltà per le aziende, come confermano i dati di Bankitalia.

 

 

Nel 2013 i prestiti bancari alle imprese della nostra provincia sono diminuiti del 2,8%, ma soprattutto sono in aumento le sofferenze, + 12,6%, dato che denuncia una rischiosità dei prestiti al sistema imprenditoriale ben superiore al resto della Toscana.

 

 

Peraltro, il costo del credito in Toscana risulta superiore alla media del Paese. I tassi di interesse a breve termine alle imprese mostrano un differenziale tra la Toscana e l’Italia di circa 0,5 punti per l’industria e i servizi, addirittura di circa 2 punti percentuali per il settore delle costruzioni.

 

 

L’emergenza economica ha generato un’emergenza occupazionale di grave portata, dimostrata da tutti gli indicatori relativi al mercato del lavoro della nostra provincia.

 

 

Il tasso di disoccupazione provinciale, rilevato dall’Istat nell’anno 2013, raggiunge l’8,6%, in crescita di 3 punti e mezzo rispetto al 2008, anno di riferimento pre-crisi.

 

 

Drammatico il dato della disoccupazione giovanile, nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni, pari al 26,1%, nettamente superiore alla media toscana, che si attesta al 21,9%. Ciò significa che oltre un quarto dei nostri giovani sono in cerca di un lavoro e di prospettive per il proprio futuro!

 

 

Addirittura superiore al 30% il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni!

 

 

Anche i dati dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Livorno confermano la gravità della situazione: nel 2013 gli avviamenti al lavoro attivati dal comparto industriale sono diminuiti del 10,9%.

 

 

La Cassa Integrazione Guadagni riflette il deterioramento della situazione economica e produttiva, e mostra volumi particolarmente consistenti. Dai dati Inps, risultano autorizzate in provincia, nel 2013, oltre 6 milioni e 600 mila ore di CIG, di cui oltre 5 milioni e 648 mila ore sono appannaggio del settore industriale.

 

 

Nel primo quadrimestre di quest’anno sono già state autorizzate oltre 1 milione di ore di Cassa Integrazione, di cui circa 813.500 per il comparto industriale!

 

 

Nel settore delle costruzioni continua l’emorragia di imprese e addetti. Dai dati della Cassa Edile di Livorno emerge un quadro provinciale nel quale risulta drasticamente ridotto il numero delle aziende iscritte, dalle 803 imprese di aprile 2008, siamo passati alle 485 imprese iscritte di aprile 2014, con un calo del 40% circa. Nello stesso intervallo di tempo si è ridotto di 1.482 unità il numero degli addetti, pari a meno 41,5% circa. In calo anche le ore lavorate, meno 47% circa.

 

 

Nell’avvio del mio mandato, avevo indicato come obiettivi prioritari: lavoro e occupazione, sostenibilità, semplificazione e relazioni istituzionali.

 

 

L'occupazione è purtroppo l'elemento più drammatico, a maggior ragione per gli scenari del sistema industriale della provincia che delineano soglie di criticità ampie, delle quali l’apice è rappresentato dalla crisi dello Stabilimento Lucchini e del numeroso indotto coinvolto.

 

 

E’ indispensabile, quindi, concentrare la massima attenzione sul consolidamento e lo sviluppo delle attività esistenti, effettuando un cambio di passo, con un approccio più incisivo e determinato, soprattutto per il monitoraggio e la rendicontazione periodica dei progetti funzionali a quest’obiettivo.

 

 

Le macchine amministrative devono agire dinamicamente, con tempi e criteri corrispondenti alla straordinarietà della situazione. Non ci si può più accontentare dell’ordinaria amministrazione, dal momento che ci troviamo in una conclamata emergenza economica ed occupazionale.

 

 

Questo obiettivo può essere raggiunto coinvolgendo fin dall’inizio il sistema di rappresentanza delle imprese, nelle strategie di programmazione economica e territoriale.

 

 

Dobbiamo lavorare come “sistema territorio”, facendo perno sulle potenzialità del manifatturiero, sul “saper fare impresa”, sulla capacità e l’esperienza consolidata delle maestranze, con l’azione congiunta di istituzioni, imprese, sindacati, sistema bancario e la condivisione della comunità sociale.

 

 

Richiamiamo, ancora una volta, l’esigenza di sistematizzare, per ogni progetto essenziale al consolidamento industriale, l’adozione di un metodo, assimilabile ad una “conferenza di servizi permanente”, in modo tale da monitorare gli andamenti delle procedure, unitamente ad una periodica rendicontazione dello stato dei vari step, rispetto ai tempi previsti per l’ultimazione delle procedure amministrative relative agli interventi.

 

 

Tornando all’andamento certamente non positivo dei dati socio –economici, è indispensabile analizzare con lucidità gli asset che deteniamo come territorio, sia sotto il profilo infrastrutturale, sia sotto il profilo della qualità e della specializzazione della manodopera dei vari comparti economici, che conferma la centralità del “fattore uomo”, indispensabile per qualsiasi strategia di sviluppo.

 

 

La salvaguardia e l’incremento dell’occupazione, non derivano da decreti o circolari (come dimostra il fallimento del DL “assunzione giovani“), che al più possono essere soltanto complementari rispetto alla capacità di investimento nelle attività produttive, che devono essere maggiormente incentivate.

 

 

Non possiamo pensare che possa essere sufficiente, per la salvaguardia dell’occupazione, il reperimento di risorse finanziarie sempre crescenti per alimentare gli ammortizzatori sociali. Questi, se pur necessari, non possono certamente surrogare strategie di sviluppo.

 

 

In questo senso è importante ricordare che il nostro territorio vede la presenza di ben 34 aziende multinazionali, che occupano circa 6.900 dipendenti, per un fatturato aggregato di circa 5 miliardi di euro!

 

 

Ciò attesta in modo inequivocabile l’attrattività del nostro territorio e i suoi requisiti geo-economici, oltre a rappresentare una validissima motivazione per progettare e pianificare politiche di settore effettivamente funzionali all’assetto produttivo esistente.

 

 

Ne sono testimonianza, pur trovandoci in un periodo di profonda crisi, i rilevanti investimenti effettuati dal Terminal TDT in Darsena Toscana, dal Gruppo Bcube (ex Argol), dal Cantiere Benetti, dal Gruppo MASOL, dalla Raffineria ENI e dalla WASS, eccellenza in tutto il campo dell’elettronica e robotica sottomarina.

 

 

Oltre a questi vanno considerati quelli effettuati da altre aziende, sia in ambito manifatturiero sia in ambito portuale, come la nuova unità ad altissima tecnologia della flotta Neri, recentemente varata per recuperare nel Pacifico una navetta spaziale dell’Ente Spaziale Europeo e fornire servizi a piattaforme petrolifere off shore.

 

 

La prossima realizzazione da parte di F.S. del collegamento ferroviario alla Darsena Toscana è un’altra delle opere particolarmente significative, oltre agli innumerevoli investimenti effettuati dalle PMI che, nonostante la congiuntura sfavorevole, hanno continuato ad investire.

 

 

Da queste considerazioni, emerge nitidamente che le attività presenti, direttamente ed indirettamente, nei due Porti di Livorno e Piombino, rappresentano gli elementi fondanti su cui pianificare le strategie future per la ripresa.

 

 

Del resto, se vogliamo assicurarci prospettive di sviluppo e conseguente salvaguardia e incremento occupazionale, dobbiamo concentrare maggiormente l’attenzione sul tema della competitività.

 

 

Ciò significa lasciare da parte gli slogan convegnistici che richiamano genericamente il marketing territoriale e impegnarci con continuità sui fattori che determinano l’incremento effettivo dell’albero della competitività del nostro territorio, i cui rami sono: Infrastrutture; Energia; Ambiente; Fiscalità; Internazionalizzazione; Finanziamenti ed Incentivazioni per l’attrazione di investimenti.

 

 

Ho richiamato i fattori della competitività, unitamente agli asset dei nostri due Porti, ritenendo strategico analizzare e condividere con i nuovi Sindaci il grado di funzionamento di ciascuno di questi fattori sui rispettivi territori.

 

 

Un obiettivo centrato recentemente in termini di competitività territoriale riguarda il tema delle bonifiche dei siti industriali, da considerarsi non soltanto un tema ambientale ma soprattutto un tema di politica industriale.

 

 

Da anni sono evidenti, infatti, i danni derivati dall’ingessamento causato dalle procedure S.I.N. di Livorno e Piombino, che hanno ostacolato le iniziative di consolidamento e di sviluppo industriale.

 

 

Il gioco di squadra” tra gli Enti Locali, l’Autorità Portuale, la Regione Toscana e la nostra Associazione, ha creato le condizioni affinché gran parte del S.I.N. di Livorno fosse riperimetrato, passando così da Sito d’Interesse Nazionale a Sito d’Interesse Regionale.

 

 

Il decreto del Ministero dell’Ambiente, firmato il 22 maggio, infatti, consente il passaggio di una zona di circa 6 chilometri quadrati alla competenza regionale, in quanto i livelli di contaminazione effettivamente rilevati non sono stati ritenuti tali da far permanere l'area in un Sito di Interesse Nazionale. Ciò permetterà una gestione delle procedure certamente più fluida, pur nel pieno rispetto della normativa, e consentirà di operare in tempi più rapidi e certi, augurandoci così di recuperare il lungo tempo perduto in questi anni.

 

 

Tutto questo, rappresenta indiscutibilmente una maggiore referenza nei confronti di potenziali investitori, oltre a dare certezza alle attività produttive esistenti di poter programmare i rispettivi investimenti, potendo contare su procedure con tempi esecutivi certi.

 

 

Per valorizzare il risultato, abbiamo proposto alla Regione Toscana che con tempestività ha recepito, di individuare un'unità operativa ad hoc, con la collaborazione dell'Autorità Portuale, dell'ARPAT, del Comune e della Provincia, per velocizzare i molti adempimenti, confermando naturalmente la nostra piena disponibilità per ogni collaborazione, così come è accaduto per la definizione del Decreto Ministeriale.

 

 

In tema di fiscalità, certamente afferisce alla competitività del nostro territorio, la questione legata alla sovrattassa regionale sulle concessioni demaniali marittime, per cui i terminalisti portuali sopportano un ingente onere aggiuntivo dei rispettivi canoni.

 

 

E’ da sottolineare che la Regione Toscana era l’unica Regione italiana ad aver istituito tale sovrattassa, con evidenti distorsioni della concorrenza dei nostri operatori con quelli degli altri porti.

 

 

Tuttavia, grazie all’azione della nostra Associazione ed alla sensibilità dei competenti livelli istituzionali regionali, è stato possibile procedere alla cancellazione della legge: rimangono le problematiche relative al pregresso, che stiamo gestendo d’intesa con i competenti livelli regionali e nazionali.

 

 

A proposito di tempi e metodi di lavoro, un cenno merita la questione del Piano Regolatore Portuale, che dopo decenni di stallo, è stato finalmente varato, e di questo deve essere dato certamente atto all’Autorità Portuale.

 

 

Il problema centrale che si pone adesso è la valutazione delle numerose criticità generatesi negli anni insieme alle modalità attuative che imporranno profonde trasformazioni.

 

 

L’attuazione del Piano Regolatore, infatti, inciderà sul tessuto produttivo consolidato da molti anni, per cui sarà indispensabile tenere conto degli investimenti, con il monitoraggio dei piani d’impresa e con la ridefinizione degli accosti.

 

 

A questo proposito, uno dei temi centrali è certamente l’emanazione del bando di gara, da parte dell’Autorità Portuale di Livorno, per la Società Porto 2000. A prescindere dalle bizzarre ipotesi tendenti alla conservazione domestica della società, si tratta invece di dare corso ad una disposizione normativa, e non ad un’opzione politica.

 

 

E’ quindi importante formulare sollecitamente i contenuti del bando, con l’obiettivo di individuare un acquirente che abbia comprovate capacità specifiche nel panorama internazionale del turismo crocieristico, e soprattutto dia garanzie adeguate di capacità finanziaria per valorizzare le potenzialità della Porto 2000, garantendo la realizzazione di una vera stazione marittima.

 

 

La definitiva assegnazione delle banchine destinate al traffico crocieristico, nel rispetto del P.O.T., deve rimuovere la precarizzazione attuale. Ciò rappresenta certamente una delle leve indispensabili al rilancio della nostra portualità, oltre che il presupposto indispensabile per la definizione, non più rinviabile, del nuovo assetto societario della Porto 2000.

 

 

Quindi, adottando modalità, criteri e tempi certi, si potrà procedere effettivamente alla “zonizzazione” del Porto, arrivando progressivamente ad una riorganizzazione funzionale e razionale, indispensabile al recupero di competitività del nostro scalo.

 

 

Per questo, ci auguriamo che il limite generico di altezza di 20 metri per i fabbricati, inserito nella cosiddetta “Variante anticipatrice”, poiché rappresenta un vincolo fortemente invasivo per tutte le attività produttive attualmente operanti in Porto, sia superato, come è stato valutato anche dal Comitato Portuale.

 

 

Basti per tutti l’esempio del Cantiere Benetti, dove si utilizzano capannoni di altezza superiore a quella proposta come limite assoluto. Anzi, per sopperire agli standard ed alle caratteristiche produttive richieste dal mercato dei mega yacht, la Società Benetti ha in previsione ulteriori investimenti atti a dimensionare le aree produttive con fabbricati di altezza adeguata, ancora maggiore di quella attuale.

 

 

Proprio per la natura di programmazione e di proiezione al futuro, è assolutamente necessario che determinate scelte non costituiscano elementi di vincolo che possono limitare le possibilità di sviluppo.

 

 

Ciò anche in previsione degli incrementi di superfici da destinare ad attività portuali, derivanti sia dai previsti processi di "funzionalizzazione", sia dall'espansione a mare ed a terra degli ambiti portuali.

 

 

A proposito di competitività del Porto, il veto cinese sull’alleanza armatoriale P3 Network costituita da Maersk Line, MSC e CMA CGM può attenuare le conseguenze che ne sarebbero derivate per il nostro scalo.

 

 

Tuttavia, le trasformazioni in atto nel mercato marittimo globale dimostrano, ancora una volta, l’urgente necessità di progettualità adeguate da attuare in modo tempestivo, puntando all’obiettivo prioritario rappresentato dalla Darsena Europa.

 

 

Quello per noi deve essere il traguardo di tutte le azioni che saranno poste in essere, affinché la competitività del nostro scalo sia concretamente accresciuta, per intercettare i traffici che fino ad oggi non abbiamo potuto acquisire per i limiti infrastrutturali derivanti dai pescaggi insufficienti e dalla scarsità di piazzali retrostanti alle banchine.

 

 

Nel frattempo occorre un cronoprogramma per attivare urgentemente le procedure di gara per gli escavi necessari, prevedendo nei relativi bandi l’impiego di mezzi con tecnologie e potenzialità adeguate, richieste dalla necessità di effettuare i lavori in tempi effettivamente celeri per non perdere ulteriori opportunità.

 

 

Lo scenario del Porto di Piombino è del tutto diverso per caratteristiche ed obiettivi. La crisi della siderurgia si è abbattuta pesantemente anche sulle movimentazioni via mare, mentre il turismo per l’arcipelago toscano ha retto bene, anche per la presenza nel periodo estivo di quattro compagnie di navigazione.

 

 

Qualche problema permane per la continuità territoriale nel periodo invernale e per la tariffazione delle merci delle attività produttive dell’Elba, tuttavia, con l’apporto della Regione, certamente sarà possibile equilibrare meglio le esigenze delle attività economiche.

 

 

La possibilità sfumata di demolizione della Concordia è stata un’altra occasione perduta, soprattutto per il fatto che avevamo tutti i requisiti necessari per effettuare i lavori sia sotto il profilo delle competenze richieste, sia sotto il profilo delle dotazioni infrastrutturali, che sono state realizzate a tempo di record, con l’efficace e sollecito coordinamento dell’Autorità Portuale.

 

 

Sfumata la Concordia, adesso però guardiamo avanti!! Certamente dovremo ridisegnare nuove strategie per fronteggiare l’incombente minaccia di definitiva deindustrializzazione, puntando sulla permanenza delle attività manifatturiere e rinforzando la rete delle piccole e medie imprese, che da anni sopportano in larga parte la pesante crisi delle acciaierie.

 

 

L’accordo di programma per la reindustrializzazione, coordinato dall’Amministrazione Comunale con la collaborazione di INVITALIA, costituisce senza dubbio uno strumento concreto per sostenere il sistema produttivo di tutta la Val di Cornia. La dotazione infrastrutturale di cui si potrà avvalere il Porto di Piombino, rappresenta il perno su cui fondare anche la diversificazione e la riqualificazione delle molte attività operanti sul territorio.

 

 

Si tratta di un disegno ambizioso ed impegnativo, dal quale può scaturire l’avvio della ripresa che compensi, almeno in parte, la crisi siderurgica.

 

 

Rispetto alle finalità di cui ho parlato, è necessario innovare il metodo delle relazioni istituzionali, in modo tale che gli obiettivi dei programmi di mandato delle nuove Amministrazioni, coincidano con il miglioramento e la funzionalità di tutti gli elementi che concorrono al rafforzamento dei territori, definendo una gerarchia di priorità, rispondenti alle varie aree di crisi.

 

 

Dal nostro punto di vista, molti degli obiettivi richiamati esigono un concorso di competenze molteplici, che abbracciano tutto il panorama delle articolazioni della Pubblica Amministrazione, sia territoriali, che regionali, che nazionali.

 

 

Ai fini del consolidamento delle attività produttive esistenti, così come per i nuovi investimenti, occorre creare “pacchetti di mischia” nei quali istituzioni e imprenditori concentrino le rispettive energie.

 

 

In sostanza, dobbiamo crederci di più, porre la massima attenzione e curare meglio tutte le realtà operanti, abbandonando gli atteggiamenti troppo frequenti di fatalismo e rassegnazione.

 

 

Pur conservando la responsabile consapevolezza delle numerose criticità, dobbiamo riacquisire fiducia nelle capacità imprenditoriali di cui disponiamo e tornare a “fare il tifo” per le competenze distintive e per le molteplici specializzazioni del nostro territorio.

 

 

Mutuando il linguaggio aziendale, per ognuna delle partite strategiche riferite ai vari territori, si tratta di realizzare veri e propri “piani d’impresa”, verificando quali collaborazioni istituzionali, specialmente nel campo urbanistico ed infrastrutturale, sarà possibile instaurare, anche guardando ai territori limitrofi, superando così i confini geografici ed analizzare l’omogeneità territoriale sotto il profilo socio-economico.

 

 

In questa ottica, all’interno del sistema industriale toscano, abbiamo già concretizzato iniziative di aggregazione, ed abbiamo sottoscritto un Patto Organizzativo con le Confindustrie di Firenze, Pisa e Massa, realizzando un “cluster” la cui consistenza, sia in termini di P.I.L. sia in termini di dotazioni infrastrutturali, risulta il più dotato della Toscana.

 

 

Abbiamo promosso un ulteriore accordo organizzativo con le Confindustrie della Liguria che ha generato il Protocollo dei Porti dell’Alto Tirreno da Savona a Piombino, anzitutto per quanto riguarda le tematiche portuali, con particolare riferimento all’imminente riforma della legge 84/94.

 

 

La diffusa convinzione dei Colleghi Presidenti delle Confindustrie interessate è infatti quella di procedere ad aggregazioni che producano una massa critica che rappresenta circa l’85% del traffico nazionale. In tal modo si rafforzerà anche la rappresentanza per quanto riguarda la prospettata suddivisione della portualità nazionale in Distretti Logistici.

 

 

A proposito degli accorpamenti tra i Porti nazionali, prospettati nella bozza di riforma della legge 84/94, ribadiamo il punto di vista del nostro sistema, che vede i porti toscani aggregati nello stesso distretto logistico, per valorizzare e potenziare la polifunzionalità ed accrescere, quindi, la competitività complessiva della Toscana.

 

 

Un discorso a parte merita il tema del Credito.

 

 

Gli investimenti e lo sviluppo delle imprese sono frenati anche dalla carenza di credito, dalle scarse possibilità di ricorso a canali finanziari alternativi a quello bancario tradizionale e dalle forti tensioni di liquidità generate dai ritardi di pagamento delle Pubbliche Amministrazioni.

 

 

Sono importanti le misure di recente adottate dalla BCE, oltre che quanto preannunciato dal Governatore della Banca d’Italia nelle sue ultime Considerazioni finali, per migliorare la situazione di liquidità delle banche e agevolare in questo modo la concessione di credito alle PMI.

 

 

Resta, quindi, centrale la modernizzazione delle relazioni tra banche e imprese. Oltre ad un impegno da parte delle imprese ad una maggiore trasparenza e al rafforzamento della struttura finanziaria, è essenziale un forte impegno delle banche per approfondire la conoscenza del sistema produttivo e delle reali prospettive di sviluppo.

 

 

La proposta che lanciamo al sistema del credito è di siglare accordi congiunti, nei quali vengano concordate specifiche variabili atte a valorizzare l’utilizzo delle informazioni di natura valutativa, come la qualità del management, le caratteristiche del progetto industriale, la presenza di certificazioni e brevetti, che siano volti a cogliere le reali potenzialità e quindi favorire l’accesso al credito proprio a quelle imprese sane che sono in grado di affrontare i mercati e crescere, trainando la ripresa.

 

 

Ancora una volta ritorna l’esigenza che ho ricordato all’inizio, di adottare un metodo di lavoro con obiettivi definiti e tempi certi sui quali siamo impegnati tutti a rendicontare non soltanto la formalità delle procedure, ma soprattutto i risultati operativi.

 

 

Tutte le tematiche fin qui richiamate, credo possano rappresentare elementi di interessante e di utile confronto nella tavola rotonda che seguirà.

 

 

Concludo ringraziando i Colleghi del Consiglio Direttivo e del Comitato di Presidenza, per la collaborazione prestata nella realizzazione del programma di mandato.

 

 

Desidero ringraziare anche tutto lo staff dell’Associazione, che con professionalità e senza risparmio di energie ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi prefissati, affiancando gli Associati con supporto specialistico e progettualità mirata per le innumerevoli problematiche generate da questi duri anni di crisi.

 

 

Tale professionalità è stata ampiamente confermata dalla compagine associativa, tramite i risultati dell’indagine sul gradimento dei servizi, correlata al nuovo sistema di rendicontazione che abbiamo sviluppato, in una logica di misurabilità e di miglioramento continuo della nostra azione a supporto delle aziende associate.

 

 

Prima di dare corso alla tavola rotonda, sono state preparate delle slide che riassumono alcune tematiche strategiche nello scenario della portualità.

 

 

Invito ad illustrarle il dottor Luciano Pallini del Centro Studi ANCE Toscana, ringraziandolo per il prezioso lavoro svolto.

 

 

Grazie a tutti per l’attenzione.

 


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